venerdì 28 maggio 2010

La comunicazione politica

Informatica Applicata al Giornalismo - VII lezione

Dopo aver parlato di comunicazione istituzionale e comunicazione di prodotto è giunto il momento di analizzare lo spartiacque fra questi due tipi di comunicazione, ovvero la comunicazione politica: un campo in costante evoluzione.
La comunicazione politica mira, innanzitutto, al consenso, che non sempre, però, è un consenso politico. Bisogna tener ben presente che con comunicazione politica non ci si riferisce solo al Presidente del Consiglio, al Parlamento o al sindaco di un dato comune, il termine va compreso in un'accezione più ampia: per gli antichi greci politico era, infatti, tutto ciò che riguardava la polis, quindi gli interessi della comunità. In questi termini anche il presidente dell'Avis, ad esempio, potrebbe fare comunicazione politica, anche se lui la intenderebbe come forma di comunicazione istituzionale.
Anche in politica si vende un prodotto. Però, a differenza della comunicazione di prodotto che è emozionale, quella politica è connessa alla logica della parola, vuole proporre un ragionamento. Un cartellone 6x3 inneggiante uno slogan non è comunicazione politica, ma marketing politico, quindi è qualcosa di profondamente emozionale e poco stimolante dal punto di vista intellettuale.
Per far comunicazione politica bisogna tener presente che la politica è tutta uguale e i canoni di comunicazione sono identici. In altre parole, le regole sono le medesime ma i politici no, e proprio per questo hanno bisogno di regole declinate ad hoc, senza mai dimenticare le fondamentali: competenza, capacità di persuasione e comunicazione, e pulizia d'immagine.
Vediamo ora alcuni modelli di riferimento:

  • Barack Obama, eletto presidente degli Stati Uniti il 4 novembre 2008, è ripetitivo, non parla "benissimo" (per essere ai massimi livelli) però sa attirare l'attenzione. Ha vinto anche grazie all'immagine vincente della sua famiglia, una famiglia stile "Mulino Bianco": la moglie Michelle, rotonda e onnipresente, le figlie piccole, la suocera in casa, l'orto pseudo biologico in giardino... Di lui si dice che abbia vinto grazie al tam tam di consensi in rete, in realtà le prime elezioni americane vinte sfruttando internet sono state quelle del primo mandato di George W. Bush (2000-2004). E' innegabile, però, che le nuove tecnologie abbiano giocato un ruolo fondamentale, tant'è vero che Obama si circonda di una squadra di 160 persone composta in maggioranza da informatici (ha chiamato persino l'ex manager di Google) e webwatchers (internauti costantemente a caccia di notizie). In generale, però, chiunque aspiri ad incarichi politici di prestigio deve servirsi di un'organizzazione forte, in grado sia di far propaganda che di recuperare fondi e materiali, che, all'occorrenza, di spiare gli avversari. Figure fondamentali sono: 1. i consiglieri 2. i comunicatori 3. gli attivisti 4. gli analisti 5. i tecnici informatici (vere e proprie spie). Sono questi ultimi il vero ago della bilancia, visto che la prima cosa che un politico deve fare per vincere è demolire l'avversario e quale modo migliore se non quello di investigare nel suo passato studiando i documenti e magari i dossier in rete? Sempre considerando attentamente il confine fra lecito e illecito, in quanto negli USA non si è mai feroci al di là della legge. E questo principalmente per ragioni etiche: gli States sono un paese protestante che non ama le bugie. Fa da monito il SexGate che è costato la rielezione del presidente Clinton, a cui la gente non ha perdonato, non tanto la laison con Monica Lewinsky, bensì l'aver mentito al Paese negando l'evidenza. Sempre il caso Lewinsky offre un altro spunto di riflessione: a sollevare per primo il polverone fu un blog, il Drudge Report e fu una vera rivoluzione, sia perchè si trattava (e si tratta) di un blog fuori dagli schemi, con un lessico audace e ai limiti del consentito, ma soprattutto perchè non era un giornale ufficiale e per di più era in rete ed era solo il 1998, internet era appena nata.

  • Nicolas Sarkozy, presidente francese dal 2007, ha "drogato" il suo popolo con il culto della personalità (tipico, storicamente, dei francesi), ma si è discostato molto dai suoi predecessori: Jacques Chirac e François Mitterrand. Con lui si è reso evidente come la costruzione del modello del leader politico sia più importante del leader stesso. Ha usato benissimo le risorse tecnologiche per arrivare all'Eliseo e malissimo per governare. Difatti, molto probabilmente, non verrà rieletto, almeno stando ai sondaggi.

  • David Cameron dallo scorso 11 maggio è il Primo Ministro del Regno Unito. I laburisti non potevano continuare a vincere, specie dopo i dieci anni di governo Blair e il conseguente dissesto finanziario. Inoltre Gordon Brown dal punto di vista mediatico non funzionava: non era in grado di emozionare la gente e, soprattutto, era portatore di un'etica politica da molti ritenuta simile a quella di Tony Blair. Cameron ha usato un unico modello comunicativo in campagna elettorale: ha sfruttato la tv, sempre e solo la tv, finendo con l'esagerare. E ciò ha reso possibile l'avvicinarsi del liberal democratico Nick Clegg, l'attuale vice premier, forte della maggioranza relativa alla Camera dei Comuni. Essendo i fatti così recenti non si sa ancora quale strategia comunicativa adotteranno per governare, però una cosa è certa: per fronteggiare le loro enormi differenze punteranno ad una comunicazione patriottica del tipo: "Ci allontaneremo sempre più dall'Europa","Non adotteremo mai la moneta unica", "Manderemo truppe solo dove vorremo noi" e così via...

  • La situazione tedesca è, invece, differente poichè differente è il background del paese. La Germania soffre un notevole digital divide. Mentre l'ex Germania dell'Ovest corre, la DDR è arretratissima. Ciò ha determinato la scelta della cancelliera Angela Merkel di puntare su una "non comunicazione": se sfruttasse il web, ad esempio, metà tedeschi rimarrebbero all'oscuro delle sue azioni.

  • E ora veniamo all'Italia, paese indietrissimo dal punto di vista comunicativo rispetto a USA, Regno Unito e Francia. In Italia non ci sono figure chiave come analisti, webwatchers e surfer. E questo non per mancanza di devices, ormai il gap tecnologico è colmabile nel giro di pochissimo tempo, ma per mancanza di vere e proprie figure professionali. Bisogna iniziare a fare formazione. Il connubio vincente è dato dalla logica unita all'emozione. Non basta, allora, avere a disposizione dei tecnici informatici (solo logica), ma bisogna unirli all'emozione che sanno suscitare i comunicatori, gli analisti, i profiler, che, su una serie di dati oggettivi incardinano l'esperienza soggettiva. In Italia, poi, mancano dei veri editori, sostituiti da degli azionariati molto particolari che fanno capo ad imprenditori maggiormente legati al mondo della finanza, dell'energia, dell'edilizia piuttosto che dell'editoria vera e propria: ne sono un esempio il gruppo editoriale L'espresso, RCS e il gruppo Caltagirone. La stesa cosa vale per le tv che, al di fuori del servizio pubblico, sono in mano a De Benedetti, alla Telecom o alla famiglia Berlusconi. E sempre Berlusconi bisogna menzionare se si vogliono analizzare le strategie comunicative del centro-destra, sicuramente migliori (o meglio, di maggior presa) rispetto a quelle della sinistra. E questo perchè la comunicazione di destra è: 1. più emotiva 2. stratificata, riesce a raccogliere il consenso di più classi sociali 3. rassicurante e positiva sempre e comunque 4. codificabile, usa parole chiave, codici che sono sempre gli stessi negli anni. Anzi, si può dire addirittura che i leader si approprino di alcune parole rendendole altamente connotative nel tempo, ad esempio: "Italia" se pronunciato da Berlusconi richiama alla mente "Forza Italia", così come "Libertà" diventa "Popolo della Libertà", o "Federalismo" fa pensare subito alla Lega. Per il centro-sinistra, al contrario, la politica viene prima di tutto, anche nella comunicazione. Fare politica vuol dire responsabilizzarsi e responsabilizzare, e ciò implica dare al cittadino molti messaggi (puramente politici) che spesso, però, confondono l'elettore che è interessato solo fino ad un certo punto alla politica. Ma ciò che non va mai dimenticato è che il linguaggio politico non deve essere semplice, bensì chiaro.

Infine una precisazione: chi sono i portavoce? E gli spin doctor?

I portavoce sono coloro che riportano in modo referenziale il messaggio del leader. Hanno la delega per rappresentarlo. Ma, soprattutto, sono coloro in grado di interpretare il messaggio del leader senza possederne la valenza politica. Ciò implica che possono essere smentiti, anche dal leader stesso, se le cose non vanno nella direzione programmata.

Gli spin doctor sono, invece, dei consiglieri strategici. La loro attività ruota intorno all'immagine e alla comunicazione. Devono essere in grado di pensare come scrivono e comunicano gli "avversari" prima di scrivere e comunicare loro. Sono, quindi, figure fondamentali e richiestissime, capaci di modificare il corso della politica e, ovviamnte, della storia.

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