giovedì 20 maggio 2010

I contenuti editoriali sul web devono essere a pagamento?

Informatica applicata al Giornalismo - V lezione

Il tema è controverso e ha offerto lo spunto per un dibatito, ormai animatissimo, che si è sviluppato a partire da un paio d'anni, in concomitanza con l'acuirsi della crisi economica che ha colpito, inesorabilmente, anche il mondo dell'editoria. E' diminuita la pubblicità sui giornali, sono calate (e in molti casi ritirate del tutto) le copie diffuse gratuitamente e i debiti sono ovviamente aumentati. Con conseguenze anche per il giornalismo on-line. Per avere il bilancio in attivo sembra che l'unica soluzione sia allora quella di far pagare i contenuti editoriali sul web. In quest'ottica le flash news possono sì essere gratis ma i commenti, gli approfondimenti e gli articoli
veri e propri no, pena l'insostenibilità del meccanismo.
Ma affrontando la questione non si possono tralasciare i risvolti etici scaturiti da due semplici domande: Se il giornalista sa che il suo contributo editoriale non viene pagato sul web, cambierà il suo modo di scrivere? Sarà più approssimativo e meno professionale, anche rispetto alla forma e al modo di impostare l'articolo?
Sicuramente si è sbagliato all'inizio, quando il giornalismo on-line muoveva solo i primi passi e gli editori si sono lanciati in una gara senza regole a chi offriva il maggior numero di servizi, foto, filmati, interviste, blog e quant'altro, ovviamente gratis. E se è vero che internet è prevalentemente gratuita (il costo è quello di connessione alla banda) bisogna altresì ammettere che la filosofia, portata avanti dai difensori di "internet total free" e, sicuramente concettualmente giusta, risulta però insostenibile.
E qualcosa già si muove visto che non solo il sito del New York Times dal primo gennaio 2011 sarà a pagamento, ma anche gli editori italiani recentemente hanno ottenuto una piccola rivincita su Google News, accusato sia di avere un impatto negativo sulla capacità degli editori online di attrarre utenti e investimenti pubblicitari sulle proprie homepage, che di non corrispondere alcuna forma di remunerazione diretta per l'utilizzo dei contenuti delle testate on-line.
Infine, sempre restando nell'ambito del gratuito, si è visto come in rete ci sia addirittura la possibilità di non comprare i quotidiani attraverso l'aggiornamento delle rassegne stampa. Ne è un esempio il sito della Camera dei Deputati che illegalmente inserisce le prime pagine dei giornali senza pagare gli editori. Ma il copyright allora?
Ah già, è solo una legge.

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