martedì 22 giugno 2010

Io non lo sapevo...

Ammetto la mia ignoranza. E già la cosa non è bella. La situazione poi si aggrava se si considera che sono un'appassionata di cinema. Anzi, mi definisco "cinefila accanita"... Peggio mi sento.

Vabbè, io non lo sapevo... Aspettate, però, ho una scusante, cioè... forse.

Io i film di guerra non li riesco a vedere. Non che non mi piacciano, il genere, poi, vanta numerosi capolavori, alcuni li ho anche visti. Il problema è che a me i film di guerra fanno star male.

Non tanto per le possibili, e spesso inevitabili, scene cruente (guardo horror splatter senza batter ciglio) quanto piuttosto per la consapevolezza che si tratta di avvenimenti realmente accaduti, di guerre vere combattute da uomini veri, in trincee vere, in giungle vere dove la morte, quando arrivava non portava via per la durata di un ciak ma per sempre.

Insomma tutta questa carica di realismo mi si accumula sullo stomaco e finito il film mi sento come il gigante Atlante della mitologia, costretto a portarsi sulle spalle il mondo intero, reso ancor più pesante dalla stupidità e dall'odio irrazionale degli uomini.

Temo comunque che la mia eccessiva sensibilità regga poco come alibi.

In fondo qualcosa immaginavo, però non sapevo che il Pentagono avesse, proprio a Los Angeles, un ufficio di rappresentanza, al quale registi e produttori di film di guerra possono rivolgersi per qualsiasi evenienza.

Bisogna ammettere che quando si girano film d'attualità la consulenza di un esperto militare è più che mai preziosa, oltre al fatto che poter usare i mezzi originali dell'esercito rappresenta sicuramente un valore aggiunto per il film. Ecco allora che il Pentagono si dimostra ben lieto di collaborare. Spesso gratis, o comunque a prezzi di noleggio molto ragionevoli. Una cosa, però, in cambio la chiede: esige di poter leggere il copione, giusto per accertarsi che l'arsenale Usa non venga usato per sostenere tesi antimilitariste.

Chi accetta di porre l'esercito in una luce patriottica e positiva, di porlo come istituzione affidabile viene assistito con grande generosità.

Chi rifiuta deve arrangiarsi da sè, il che significa, quasi sempre, rinunciare al film o rassegnarsi ad una produzione di bassa qualità, oppure abbandonare "la mecca del cinema" e trasferirsi all'estero. Ed è quello che accadde, ad esempio, negli anni '70 a Francis Ford Coppola, che, per girare "Apocalypse Now" dovette recarsi a Manila e affittare dall'esercito filippino elicotteri e blindati di produzione americana.

Le premure del Pentagono spiegano anche, come sottolinea Marcello Foa, la costante attenzione di Hollywood per i temi militari e la precisione con cui vengono identificati di volta in volta i nemici: ai tempi della guerra fredda erano i sovietici, poi sono diventati gli iracheni, i terroristi, i nordcoreani. E questo perchè, sin dai tempi della prima guerra mondiale la maggior parte dei governi, e quello di Washington in particolare, hanno saputo individuare nel cinema un mezzo di comunicazione in grado di condizionare profondamente la collettività, grazie al suo immenso potere di fascinazione.

Nel 1942 Franklin Delano Roosvelt convocò alla Casa Bianca i più grandi registi dell'epoca (da John Ford a Frank Capra) sollecitandoli a sostenere il morale del Paese che si preparava ad entrare nella seconda guerra mondiale.

La stessa cosa fece George W. Bush dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001. La direttiva alla quale Hollywood si sarebbe dovuta attenere, e si attenne, invitava a non fomentare lo scontro tra civiltà, ma ad accentuare il clima di unità nazionale insistendo sulla lotta al terrorismo.

A inizio 2002 venne, così, bloccata l'uscita di "Danni collaterali" di Andrew Davis e "Al vertice della tensione" di Alden Phil Robinson, entrambi incentrati su attentati preparati da terroristi palestinesi in territorio statunitense. Per scongiurare il rischio di una criminalizzazione indiscriminata degli arabi e dei musulmani d'America, visto il momento assai delicato, in "Al vertice della tensione" i cattivi si trasformano in nostalgici nazisti che vengono sconfitti grazie all'alleanza fra stati che condividono la guerra al terrorismo: tra questi si trova anche la nemica di un tempo, la Russia. La nuova morale risultava, così, perfettamente in sintonia con gli sforzi diplomatici americani, tesi, a inizio 2002, a creare una grande coalizione mondiale contro Al Qaida.

La lunga mano del governo sul cinema non è dunque cosa d'altri tempi.

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